“ArancinaMi” l’evento omaggio a Milano, il risotto con ossobuco diventa un arancino siciliano
In occasione del primo compleanno di “Putìa“, l’innovativa bottega gastronomica siciliana sita in Via delle Asole 4, il 30 maggio invita tutti gli amanti del buon cibo a provare le rivisitazione “made in sud” del risotto allo zafferano e ossobuco di manzo nella forma di un dorato e abbondante arancino siciliano.
Nel corso degli anni il famoso arancino è stato oggetto di molteplici rivisitazioni. Le materie prime provengono da diverse aree del Nord Italia che poi utilizzano a seconda della ricetta.
Il riso Vialone Nano dal veronese, il burro della Latteria di Livigno, il Bitto della Valtellina e il Grana padano.
Il riso, una volta tostato con la cipolla, viene arricchito con grana, burro, midollo e pistilli di zafferano. Tolto dal fuoco molto al dente viene lasciato a raffreddare.
Il ripieno è fatto di stracotto di ossobuco da parte posteriore, infarinato, cotto nel burro e sfumato con vino bianco prima di essere tagliato a punta di coltello o sfilacciato a mano; viene aggiunto un tocchetto di bitto e gremolada di prezzemolo, aglio e scorza di limone. Se consumato in Putìa, viene servito con una fonduta di Grana al profumo di noce moscata.
La festa, ribattezzata “ArancinaMi” dagli organizzatori, è un evento gratuito aperto a tutti e prevede assaggi del nuovo arancino offerti ai partecipanti dalle 18 alle 21.
“Delle putìe nostrane abbiamo voluto mantenere l’atmosfera originaria, caratterizzata soprattutto da un umore leggero e giocoso. La cura dei prodotti, sempre freschi e abbondanti, e delle lavorazioni: si prepara tutto in giornata o al momento – spiega Luca Rudilosso, tra i fondatori della bottega insieme a Tony, Umberto, Andrea e Alessandra, unica pugliese del gruppo – come da tradizione. Una fusione unita alla modernità, pur mantenendo l’identità goliardica di “bottega terrona”.
La putìa, termine che in dialetto siciliano significa “bottega” (dal latino apotheca). Nel passato era un tipico negozio che dava vita ai quartieri, li identificava .
Una via di mezzo tra un’enoteca e una gastronomia sociale come luogo di aggregazione.
La “Putìa” è stata fondata da cinque ragazzi approdati a Milano dopo gli studi
La genesi del risotto – la versione più accreditata secondo le fonti storiche – risale attorno al 1574 quando il mastro vetraio fiammingo Valerio di Fiandra, mentre stava utilizzando lo zafferano per preparare i colori da utilizzare sulle vetrate del Duomo di Milano, ebbe l’intuizione di mettere i preziosi pistilli nel risotto.
Lo zafferano, così come il risotto alla milanese, ha un’origine meridionale.
La spezia che noi tutti conosciamo e amiamo approdò in Sicilia, venendo utilizzata nella cucina kosher e arrivando nel Nord d’Italia grazie ad alcuni mercanti ebrei.
Un’altra leggenda vuole che un’isolana siciliana abbia portato al nord i celebri arancini mettendoci lo zafferano e dando così lustro allo zafferano.
Giovanni Pascoli nel 1899 spedisce una lettera a un suo amico inserendo la ricetta di un “risotto romagnolesco”. Il poeta consiglia di tostare il riso in “burro dal color di croco o zafferano”, sottolineando che “è di Milano”.
Al risotto viene assegnato la Denominazione Culturale (De.Co.) nel dicembre 2007.
Il 30 maggio andate da questi giovani imprenditori a gustare una delle prelibatezze del Sud.