Birrificio Barch: in via Battaglione Sandro Pomini 3, a Barcon in provincia di Treviso, un birrificio dalla passione senza filtri.

Un sorso di birra circondati dalla storia e dall’arte: può essere descritta così l’esperienza di recarsi al birrificio Barch di Barcon di Vedelago (Treviso), situato all’interno della barchessa di un’antica villa veneta, Villa Pola.

La villa, risalente al 1718 e costruita su progetto dell’architetto veneziano Giorgio Massari, è stata restaurata nel 1998 con l’aiuto della Soprintendenza delle Belle Arti; e fa tuttora parte di un fondo agricolo, all’interno del quale ha trovato spazio a partire dal primo decennio degli anni Duemila anche la birra artigianale.

Il nome è un gioco di parole tra quello dell’edificio che ospita il birrificio – una barchessa, appunto – e il termine gaelico Barch (pronunciato con la c finale dolce), che sta ad indicare rispetto e stima: “Rispetto anche per sé stessi, che si concretizza tra l’altro in un certo modo di mangiare e bere”, afferma Ivan Sperandio, uno dei soci del birrificio, insieme al birraio Enrico Serafin.

Dalla sala cotte – a vista, con caldaie in rame, e con una capacità produttiva di 2800 ettolitri – escono una decina di tipologie diverse di birra (anche stagionali, come la natalizia “Renny Christmas”), tutte “con la filosofia di non scimmiottare nessuno: ci ispiriamo sì agli stili classici, sia di bassa che di alta fermentazione, ma reinterpretandoli in maniera originale”.

Si trovano così birre definite coerentemente con gli stili come Keller, Blanche, Strong Ale Ipa o Session Ipa, accanto ad altre definite semplicemente come “Bionda”, “Rossa” o “Nera” perché rappresentano di fatto un sui generis – in quest’ultimo caso una scura di frumento a bassa fermentazione.

Naturalmente si tratta di birre non filtrate e non pastorizzate, in linea con le caratteristiche proprie delle artigianali; e servite direttamente dai tank a temperatura controllata, posti sopra il banco delle spine.

Accanto alla sala cotte è attiva la cucina, con diversi snack e piatti realizzati su base pane di propria produzione – panini, club sandwich, hamburger –, carne cotta “all’americana” a bassa temperatura (ribs, pulled pork e affini), i “pizzini” (una sorta di incrocio tra pizza e focaccia, con diverse farciture, su pasta con 48 ore di lievitazione) e pizze propriamente dette.

Merita una menzione anche l’arredamento del locale, che mescola tocchi “vintage” come vecchie sedie e vecchi tavoli, e finanche una curiosa collezione di tostapane.

Il Barch propone poi per la bella stagione anche numerosi eventi all’aperto, sfruttando l’ampio parco della villa; tra cui i tradizionali “Margarita”, che si tengono nei venerdì estivi radunando anche tremila persone.

Per quanto il Barch sia un brewpub, le birre possono essere gustate anche al di fuori della barchessa di Villa Pola sia in fusto che in bottiglia: a distribuirle sono infatti Partesa (per Veneto ed Emilia Romagna) e HoReCa Trading (per le altre aree).

Interessante è ascoltare anche la storia del locale, che dall’avvio ha conosciuto diverse vicissitudini, tra cui anche periodi di stop: “Noi, con l’attuale gestione, siamo arrivati qui per caso perché avevamo sbagliato strada – ricorda Ivan con ironia –. Con i miei soci già gestivamo altri locali, ma nessuno adatto ad ospitare la produzione di birra.

Il destino ci ha portati qui, ma è stato anche beffardo: prima le tempistiche lunghe necessarie a riavviare tutto, dato che il locale era chiuso ormai da alcuni anni; poi il fatto che abbiamo aperto a fine 2019, appena prima del lockdown.

Ce l’abbiamo fatta a ripartire pur non avendo ricevuto alcun aiuto, e continuiamo con entusiasmo nonostante il contesto economico generale continui a porre delle difficoltà: in particolare i costi dell’energia, che ancor più di altri fattori ci hanno penalizzati. L’ottimo riscontro che abbiamo ricevuto in questi anni però ci dà la fiducia di poter superare al meglio gli ostacoli”.