Due weekend al Pordenone Beer Show: Degustazioni, Beer Tour e considerazioni sull’andamento del mondo brassicolo fieristico!
Negli ultimi due fine settimana ho presenziato alla fiera della birra artigianale di Pordenone – ora nota come Pordenone Beer Show. Al di là delle degustazioni e dei beer tour che ho condotto, è stata naturalmente l’occasione per conoscere nuovi birrifici e nuove birre, e fare alcune considerazioni su come il mondo brassicolo-fieristico sta andando.
Il primo fine settimana è stato per la maggior parte all’insegna del ritrovo dei vecchi amici, buona parte dei quali presentava nuove birre. Tra questi i Chianti Brew Fighters con la loro Ottava, una Kölsch che è appunto la loro ottava creazione. Aromi intensi di luppoli nobili, sullo sfondo del cereale; corpo snello di crosta di pane, prima di un finale che amalgama in maniera interessante la componente del malto con una chiusura in amaro secca e netta. L’ho quindi trovata essere un’interpretazione più “caratterizzata” delle Kölsch classiche, che comunque non stravolge lo stile e può incontrare i favori anche dei “puristi”.
Novità anche in casa Basei con La Sere, una amber ale. Se la temperatura troppo bassa non le aveva inizialmente reso giustizia, mettendo in evidenza un leggero aroma acido inappropriato, alla temperatura corretta rivela una luppolatura su toni terrosi e resinosi ben armonizzata con gli aromi di biscotto e caramello. I sapori di biscotto e pane tostato tornano anche in bocca, con una chiusura che comunque non indugia sul caramello ma “taglia” con un amaro secco e netto.
Tra le nuove conoscenze è invece da registrare l’Officina della Birra, birrificio artigianale della “prima generazione” avendo aperto come brewpub a Bresso (Milano) nel 1999. Tra le tante produzioni – tutte incentrate sulla scuola tedesca – ho provato la Sandalmazi (battezzata dal nome dialettale della cittadina di Cogliate, dove ha attualmente sede la produzione), una strong lager sui generis che potremmo paragonare alle Bock con aggiunta di zenzero e miele di melata. Il primo si fa sentire soprattutto all’aroma, mentre il secondo avvolge il palato in una birra già di per sé calda e corposa; prima di un finale che rimane dolce, ma senza persistenze stucchevoli.
Mi sono trovata a pensare che senz’altro potrebbe rientrare nella quantomai vasta categoria delle natalizie: che in effetti iniziavano già a comparire a Pordenone, come ho avuto modo di constatare anche nel secondo weekend. Sono infatti state due le natalizie che ho provato, molto diverse tra loro.
La prima è quella di Manto Bianco – birrificio che ha peraltro ampliato notevolmente la sua offerta, arrivando a coprire un gran numero di stili di tutte le tradizioni – incentrata sul miele di castagno e sull’anice: entrambi ben percepibili all’aroma (per quanto io personalmente abbia colto di più il miele) il primo la fa da padrone anche nel corpo, mentre il secondo ritorna per un leggero balsamico finale accostato alla persistenza lievemente amara del castagno – che pur non arriva a sovrastare la dolcezza dell’insieme.
La seconda è invece quella del Jeb, che pur non lesinando sulla robustezza maltata del corpo come si conviene alle birre natalizie, non concede troppo alla dolcezza nonostante lo zucchero bruno candito e lo zucchero di canna; anzi, gioca sull’accostamento tra la scorza di limone e bergamotto e la luppolatura resinosa discretamente percepibile per dare un taglio più secco rispetto alla maggior parte delle birre di questa categoria. La definirei quindi un’interpretazione originale di questo stile che stile non è, che può venire incontro anche ai gusti di chi non ama le dolcezze troppo spinte.