Fra le tante frasi fatte ce ne sono alcune che racchiudono in poche parole una verità, una regola o una massima di vita pratica.
Quando è così si chiamano aforismi e tra questi credo che il seguente, “le esperienze negative sono quelle da cui si impara di più”, si adatti bene alle riflessioni che il post pandemia ci induce a fare sulla digitalizzazione nell’ambito ristorativo.
Incredibile a dirsi ma un’esperienza tragica come il Covid-19 ha fatto scoprire anche ai più recalcitranti nei confronti dell’innovazione tecnologica il mondo digitale.
In tanti sono stati costretti ad imparare se volevano acquistare cose indispensabili, spesa alimentare compresa, o se volevano vedere persone care rimaste lontane a causa del lockdown, così, acquisti online, videochiamate, webinar ci hanno permesso di non sentirsi isolati, di poter studiare e lavorare: parole come smart working, lavoro agile, e home working, lavoro da remoto, sono entrate nella nostra realtà non solo lessicale ma pratica.
Abbiamo imparato in fretta, la necessità aguzza l’ingegno, ed è quanto anche le piccole imprese del mondo ho.re.ca hanno dovuto, e dovranno, fare per non “perdere i colpi”.
Questa pandemia ha messo in luce i limiti che il nostro settore aveva, e ancora ha, verso il mondo web, così come ha evidenziato i vantaggi di quei ristoratori che da tempo avevano saputo operare nel web con siti interattivi, menu e prenotazioni online, attività di marketing sui social, e via dicendo.
La prova evidente è stata nella crescita dei servizi di delivery non appena sono stati autorizzati, e questo non ha certo compensato la perdita economica di mesi di chiusura ma ha permesso di mantenere il contatto con la clientela e non far sì che tutto fosse perduto: un’alternativa per continuare a lavorare!
Confesso, ma non è la prima volta che lo affermo, di non essere un’anglofila, amo la lingua italiana per cui non capisco perché la consegna si debba chiamare delivery, come se fosse una novità, quando la consegna a domicilio e l’asporto sono esperienze che abbiamo da tempo… ma certamente non via web.
Da noi aveva relativamente attecchito il “food delivery” attraverso note piattaforme, la quarantena l’ha fatto sensibilmente crescere e credo che i ristoratori dovranno continuare ad utilizzarlo, sviluppandolo anche in autonomia.
Anzi, quanto più si vorranno affermare come “marchio”, il riferimento è ovviamente a ristoranti stellati e a locali in franchising, tanto più dovranno aver cura di aggiornare il menu, curare il packaging, offrire servizi al cliente a partire dalle modalità di pagamento.
Non sarà facile, le regole da seguire sono molte, ma poter ordinare direttamente dal sito del ristorante sarà il passo successivo dell’evoluzione a cui la ristorazione dovrà andare incontro.
Il primo passo sarà comunque avere un sito, non una semplice vetrina ma un sito aggiornato sul menu e sui servizi offerti, che indichi la posizione del locale, gli orari effettuati, tutti i contatti e i collegamenti ai social, graficamente attraente, facilmente consultabile e veloce nel caricamento.
I social poi, indispensabili per svolgere un’intensa attività di comunicazione e interagire con gli utenti. Post sponsorizzati, offerte speciali, promozioni dedicate devono far parte di una campagna pubblicitaria rivolta ad un target ben delineato, il tipo di pubblico che vuoi nel tuo locale; oggi Facebook permette campagne professionali a costi “ragionevolissimi”.
Instagram è l’altro social a cui non rinunciare, con alcune avvertenze: coerenza di stile nelle pubblicazioni, foto molto belle dei vostri piatti, selezione accurata degli hastag, storie di serate particolari (live, degustazioni, ecc.).
La ristorazione è evidente che non può più trascurare il web, anzi deve investire nel marketing digitale che, oltre alla visibilità, garantisce un’economia accessibile e la targetizzazione del pubblico.
Sarà un percorso lungo, qualcuno parte avvantaggiato e ne abbiamo avuto la prova proprio durante la quarantena, ma lungimiranza imprenditoriale vuole che questa sfida vada affrontata e vinta da parte di tutti i gestori di locali.
Impareremo a convivere con il Covid-19 sperando di avere presto l’unica soluzione, il vaccino, ma nel frattempo ognuno deve avere una strategia che gli permetta di lavorare e la miglior ricetta è ricordarsi, e chiudiamo come abbiamo cominciato, con un aforisma, che “non c’è crescita senza cambiamento”.