Approfondimento e dibattito sulla situazione attuale e le prospettive future dei microbirrifici artigianali italiani
Cinquanta milioni di litri: è la quantità di birra made in Italy che viene classificata come artigianale. I microbirrifici nel nostro Paese hanno avuto un incremento del 310 per cento in dieci anni: erano 207 nel 2008, mentre l’anno scorso hanno toccato quota 849. Sono, per la maggior parte, nel Nord e nel Centro: la Lombardia conta 249 “botteghe”, sono 134 in Veneto, 127 in Piemonte, 111 in Emilia Romagna e 104 nel Lazio. A fondare queste mini-aziende sono, in particolare, gli under 35 così come i loro dipendenti (il 51 per cento impiega personale a tempo indeterminato). Secondo le stime, sono oltre 5 mila gli addetti diretti del settore a cui aggiungere 17 mila indiretti e 115 mila dell’indotto allargato. Oltre il 60 per cento ha un fatturato tra 100 e 800 mila euro.
A illustrare il comparto nel dettaglio è anche quest’anno Slow Food Editore con la Guida Birre d’Italia 2019 presentata oggi al ristorante Snodo, all’interno delle Ogr, a Torino. Un volume che racconta uno spaccato approfondito dell’intero settore che è sempre e da sempre in grande espansione: sono state selezionate 597 aziende e 2650 birre.
I curatori Luca Giaccone ed Eugenio Signoroni sono stati protagonisti della tavola rotonda Italia, lo Stato della birra, insieme a Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai, Daniele Toniutti, fondatore di 1001birre.it, Stefano Cappelli di Bilivin e Michael Opalenski di B. United International, giunto dagli Usa per l’occasione.
Le birre artigianali hanno anche avuto il merito di incuriosire i bevitori classici e di avvicinarne di nuovi. Spesso si preferisce gustare la bevanda di Cerere a casa, dove si riscontrano il 58,8 per cento dei consumi totali. I consumatori sono sempre più attenti alla provenienza delle bottiglie, alla qualità del prodotto, alla storia dell’azienda o del laboratorio che la trasforma e la commercializza.
Il mercato della birra in Italia, dunque, continua a crescere e non conosce crisi. Una cifra totale di circa 19 milioni di ettolitri l’anno, per un valore di oltre 32 miliardi di euro. I dati del 2017 sono incoraggianti e il trend dovrebbe proseguire anche per quest’anno.
La produzione nazionale supera i 14 milioni di ettolitri. Pur essendo molto ampio il ventaglio di proposte nel settore, i consumatori italiani scelgono sempre più birra “di casa”, prodotta nel nostro Paese. La conferma arriva dal calo delle importazioni, che scendono sotto quota 7 milioni di ettolitri (quasi il 4 per cento arriva dalla Germania, seguita dall’11 dei Paesi Bassi e del Belgio). Mentre parallelamente crescono le esportazioni, più di 2 milioni e mezzo di ettolitri. Solo cinque anni fa, nel 2013, eravamo sotto la quota di 1 milione 900 mila ettolitri di export totale.
In Italia, il mercato delle birre rappresenta più del 6 per cento dell’intero comparto delle bevande per quanto riguarda i volumi, il 16,3 per valore. L’Istat certifica che ogni italiano beve una media di 31,5 litri di birra all’anno, con i consumi che sono tornati ai livelli pre-crisi, al di sopra dei 28,9 registrati nel 2011. Il movimento della birra è, dunque, in continua e costante evoluzione.
Ma qual è il suo “stato di salute”? Quale peso ricoprono le birre artigianali nell’intero settore? Che prospettive ci sono per i prossimi anni? Queste alcune delle domande a cui gli esperti hanno fornito risposte e spunti di riflessione.
«Lavorando alla nuova edizione della Guida Birre d’Italia 2019 – hanno dichiarato Giaccone e Signoroni – abbiamo incontrato e messo in luce una nazione, l’Italia, in cui prosegue la crescita dal punto di vista qualitativo, nelle aziende e nei laboratori da Nord a Sud. Forti di queste constatazioni, abbiamo voluto indagare anche l’incremento numerico delle etichette. Per farlo abbiamo coinvolto numerosi esponenti del settore che, da vari punti di vista, ci hanno aiutato a testare la situazione del mercato della birra a livello italiano».
A 22 anni dalla nascita del movimento dei birrifici artigianali, che si fa risalire al 1996, il 2018 rappresenta una svolta.
«Era il momento – hanno sottolineato i curatori – di considerare maturo questo settore che ha più di 20 anni di storia. Così, abbiamo stabilito criteri più stringenti per l’assegnazione dei nostri riconoscimenti tradizionali che non sono diminuiti. Anzi, sono aumentati. Un lavoro meticoloso che ci ha permesso di scoprire nuovi marchi, tutti molto interessanti».
Sono cresciute anche informazioni e dettagli contenuti nelle schede della Guida Birre d’Italia 2019. Oltre ai dati presenti nelle edizioni passate, cioè gli ettolitri prodotti all’anno e le dimensioni degli impianti di ogni azienda, il nuovo volume riporta anche particolari che non si trovano su altre pubblicazioni, come le dimensioni della cantina, le caratteristiche dell’acqua, la provenienza del malto e del luppolo e i trattamenti a cui le birre sono sottoposte.
Partner ufficiali dell’appuntamento da Snodo di mercoledì 30 maggio sono stati Verallia ed Eurostampa.
[…] selezionati dalla Guida alle Birre d’Italia Slow Food e da un comitato scientifico formato da Luca Giaccone e Francesco […]