Mai come in questo momento il nostro settore brassicolo ha bisogno di essere ben rappresentato.
Per continuare su di una strada che sta segnando risultati positivi abbiamo bisogno di uomini competenti ed appassionati alla guida di questa avventura che impegna grandi, medie e piccole aziende produttrici e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Verso queste prospettive di traguardi da raggiungere abbiamo incontrato e intervistato Michele Cason, presidente di AssoBirra.
Michele Cason. Nato a Merano (BZ), si laurea in Scienze Agrarie all’Università di Padova per poi prendere un master in Scienze Birrarie alla Nottingham University e frequentare la Hult International Business School. Dal 1998 lavora in Saplo, malteria controllata da Birra Peroni, dove ricopre vari ruoli fino a diventare membro del Consiglio di Amministrazione. Fa parte come membro, in rappresentanza dell’Italia, di comitati dell’Europen Brewery Convention dei The Brewers of Europe e siede nel Comitato Esecutivo e nel Comitato Tecnico di Euromalt. È inoltre membro del consiglio scientifico del CERB, Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra dell’Università di Perugia.
D. La mia prima domanda è personale e diretta perché a tutti i produttori che ho incontrato in questo periodo ho detto ciò che speravano di sentire: “sono convinto che Michele Cason, insieme alla sua Associazione di Birrai e Maltatori, sia capace culturalmente di vedere dentro il bicchiere di birra italiana molto di più di una semplice bevanda fermentata, sia capace di dare avvio ad un nuovo corso dell’Associazione e ad un processo di affermazione e rispetto delle istanze necessarie a mantenere una concreta visione dello sviluppo del nostro settore”. Ora tocca a te rispondere direttamente a loro: le ambizioni di Michele presidente AssoBirra sono parte integrante di queste attese dei produttori di birra?
R. Ne sono più che certo!
D. Qual è il primo passo sul quale si concentrerà il lavoro di AssoBirra nel quadro del positivo sviluppo dell’Agroalimentare, nel nostro Paese e all’estero?
R. AssoBirra cercherà di valorizzare sempre più tutte le filiere agro-brassicole, mettendo in evidenza, anche con le istituzioni, che la birra è un prodotto che nasce dall’agricoltura e dai nostri territori riuscendone a valorizzare tradizioni e peculiarità.
D. Mentre la nostra economia “galleggia”, straordinario è lo sviluppo che si registra nel settore birraio. Pur nella sua complessità, questo dato evidente si apre sulle poche speranze di crescita del nostro Paese. Quante potenzialità sono ancora inespresse?
R. Ci sono tre fenomeni che stanno avvenendo contemporaneamente e che sono il fulcro dello sviluppo del settore. I consumi pro-capite stanno, anche se lentamente, aumentando. Nel 2016 abbiamo toccato il record storico di 31,4 litri/pro-capite e anche se non abbiamo il dato definitivo, sicuramente il 2017 sarà un anno di ulteriore record. Le esportazioni stanno confermando un trend positivo (+1,4% nel 2016) ma soprattutto le importazioni stanno diminuendo (-3,6% nel 2016) sinonimo che il mercato interno apprezza sempre più la nostra birra.
D. La birra italiana sta avendo successo e apprezzamento nell’esportazione. Come dobbiamo leggere correttamente questo dato? Quanto è importante? Qual è il tuo consiglio alla pletora di piccoli produttori italiani?
R. Anche la birra è ormai sinonimo di made in Italy e i nostri consumatori all’estero ne apprezzano, l’innovazione, la qualità, il legame con il territorio, la storia che ogni birra racconta ma anche il design accattivante di bottiglie, tappi ed etichette: in altre parole la birra racchiude il nostro essere italiani. I mercati esteri sono molto severi, quindi l’attenzione alla qualità di ogni particolare deve essere assolutamente maniacale.
D. Tu sei un uomo che aggiunge al suo ruolo un importante bagaglio tecnico, quindi insisto di più nel merito: a che livello siamo nella capacità di produzione? In rapporto ai nostri competitors stranieri, siamo nelle condizioni di combattere ad armi pari?
R. Non siamo certamente secondi a nessuno, certamente la concorrenza è molta e non sempre le nostre dimensioni sono tali da poter affrontare da soli mercati complessi e complicati. Inoltre, la complicata burocrazia italiana non favorisce gli imprenditori che perdono troppo tempo invece di dedicarsi al proprio business. Bisogna fare sistema e trovare sinergie.
D. Il futuro è nella qualità, nello sviluppo tecnologico, nell’innovazione, nella formazione, ma nel settore brassicolo le PMI hanno la possibilità economica di acquistare quanto gli occorre? Questo settore meriterebbe politiche di sviluppo mirate, agevolazioni nel credito per investimenti nell’innovazione, equità fiscale, per non parlare dell’accisa più cara d’Europa. Insomma, la birra cresce nei consumi e nello sviluppo nel mondo, perché la politica nel nostro Paese sembra non accorgersene?
R. Fino a poco tempo fa la politica parlava poco di birra, la vedeva come un prodotto soprattutto di importazione e non comprendeva a pieno il legame con il mondo agricolo e delle filiere agroalimentari. Oggi lo scenario è cambiato con imprenditori giovani e sparsi su tutto il territorio nazionale ed anche il mondo della politica, grazie anche al lavoro di informazione e sollecitazione svolto da AssoBirra in particolare negli ultimi dieci anni, si sta interessando sempre più al nostro settore. Fondamentale è sensibilizzare in maniera univoca il mondo istituzionale verso politiche che possano sviluppare il settore.
D. Il settore è costellato nella sua maggioranza da piccoli produttori, una quantità impressionante rispetto ai consumi pro capite nel paese. Qual è la strada da percorrere per avere uno scenario futuro sostenibile per tutti? In questo specifico, quale ruolo avrà AssoBirra?
R. Il settore nel suo complesso sta diventando sempre più competitivo. Molti imprenditori stanno investendo, o pensano di farlo, per aumentare la propria capacità produttiva e consolidarsi. Questo avverrà probabilmente anche attraverso partnership, collaborazioni o acquisizioni da parte di operatori più grandi. È lo stesso processo già visto all’inizio del secolo scorso: ricordo che a fine ‘800 erano operative in Italia 150 birrerie e solo alcune di quelle sono ancora oggi sul mercato. AssoBirra dal 1907 è presente per sostenere gli associati in questo processo e sarà presente sempre più anche nel futuro.
D. Abbiamo un consumatore di birra che si evolve, ma non si registrano maggiori consumi interni. Noi, come magazine specializzato del settore, sentiamo forte la mancanza di un riferimento, sia di analisi che di proposta, su questo tema. Produciamo fin troppa letteratura e tanto parliamo dei nostri prodotti, del fenomeno artigianale ma… i consumatori? E il futuro dei consumi?
R. Qualcosa sta cambiando, il consumo pro-capite è solo un aspetto del fenomeno ma non esprime la totalità del consumo. In realtà sta cambiando l’approccio alla birra. La reputazione del prodotto birra in Italia è la più alta in Europa. Il consumatore sta approfondendo nuovi stili, nuovi ingredienti, nuove tipologie “premiumizzando” il consumo e valorizzando la birra di qualità. Il trend è solo all’inizio ed è indispensabile una corretta e trasparente informazione ai consumatori e questo è sicuramente un ruolo che AssoBirra deve avere.
D. Esperti, giornalisti, rappresentanti della ricerca tecnologica, formatori, Enti e Istituzioni, il mondo della logistica e della distribuzione, Associazioni e Consorzi e altri non meno importanti che non ho spazio per citare, possono essere invitati a dare un contributo di orientamento su questo tema. AssoBirra potrà essere la “cittadella” fortificata di questo fondamentale dibattito?
R. AssoBirra è nata nel 1907, ha promosso lo sviluppo della birra in Italia ed il suo recente rinascimento, per sua natura è sempre stata inclusiva, tanto più che è una delle poche associazioni al mondo che ha al suo interno micro birrifici, malterie, importatori e birrifici di più grandi dimensioni. AssoBirra è la casa della filiera brassicola in Italia e sicuramente è la sede più appropriata del dibattito.