Definire storico questo locale di via Luigi Poletti 10, quartiere flaminio di Roma, è dire poco
Dopo aver parlato con Marco che insieme al fratello Alberto ne è il proprietario, oso dire che è un pezzo di storia del locale birraio in Italia.
Nasce nel 1982 e in 35 anni non ha perso il suo smalto. Era una vecchia osteria, poi il bancone della mescita si è trasformato in bancone di spillatura, era nata la birreria, ben presto diventata birreria con cucina, oggi un locale che ha un’offerta gastronomica ad ampio spettro, con piatti della tradizione cucinati tutti “espresso” dall’italianissimo cuoco che rivolge un occhio a qualche cibo etnico.
Le birre meritano un capitolo a parte e parlarne con Marco è stato un piacere, lui è uno che ha idee precise, non segue la moda del momento, crede nella qualità, cosa che dicono tutti ma non tutti la sanno identificare. Non credo nel boom delle artigianali, ci dice, non inseguo le tendenze, se posso le precedo e le faccio un esempio: agli inizi degli anni ’90 ho inserito una IPA, non la voleva nessuno, oggi tutti la vogliono.
Il nostro è un mestiere difficile, saper scegliere è la nostra capacità professionale.
Per questo al Pink ha scelto Tre Fontane Triple alla spina? Si, risponde, per il piacere di lavorare una birra di casa mia, l’unica trappista italiana, non so se ci rendiamo conto che nell’universo mondo le birre trappiste sono solo 11, poi la Triple piace, questo progetto in fusto è validissimo e la birra una meraviglia.
Berla alla spina è diverso da bere in bottiglia, appena si avvicina la bocca al bicchiere si sente l’esplosione fresca dell’eucalipto, poi il tutto si placa e si avverte il profilo tipicamente belga, anche l’alta gradazione è celata dalla chiusura secca, una birra di grande bevibilità, conclude Marco, non c’è una persona che l’ha bevuta che poi non la riordina.